28 giugno – 10 novembre 2007: dopo quattro mesi e mezzo dall’emanazione dell’ordinanza sindacale di sequestro dei terreni agricoli ubicati lungo il nastro trasportatore ed intorno alla centrale Enel “Federico II” di Brindisi, da parte del sindaco Mennitti, nessuno riesce a dare risposte agli agricoltori proprietari o conduttori di quei terreni agricoli.
Sono passati quattro mesi e mezzo nel corso dei quali agli agricoltori è stato impedito di raccogliere l’uva, i pomodori, o di mettere in produzione i carciofeti. Un danno enorme sia ai diretti interessati che all’indotto, e comunque all’immagine del comparto agricolo di Brindisi e dell’intera provincia. Ma ad oggi ancora non si sa chi ha causato l’inquinamento in quella zona, e se comunque lo stesso è da ritenersi circoscritto solo a quell’area. Non è dato sapere chi sarà a ristorare gli enormi danni causati a quegli agricoltori che oggi comunque continuano a pagare magari le rate di quei trattori che da giorni presidiano il Palazzo di città, in quanto non possono entrare sui terreni sequestrati per coltivarli. Agricoltori che con dignità e rispetto delle regole, ma con estrema fermezza, portano avanti una protesta in difesa di diritti sacrosanti che le Istituzioni da un lato condividono, ma dall’altro cercano di scaricare a non si sa chi.
<Come Confederazione Italiana Agricoltori – dichiara il presidente provinciale della Cia di Brindisi Luigi D’Amico - siamo molto preoccupati sia per gli operatori direttamente interessati dall’ordinanza che per la ricaduta negativa d’immagine per un comparto agricolo come quello brindisino che con grossi sforzi sta cercando di dare una svolta verso quella qualità e certificazione della filiera tanto invocata dal mercato ed auspicata dal Ministro De Castro, con la richiesta di riconoscimento dell’Igp del carciofo di Brindisi, con l’attivazione del consorzio di tutela per le Doc nel settore vitivinicolo. Rimane quindi fondamentale – prosegue il presidente D’Amico - il tavolo tecnico che si riunirà presso