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20 maggio 2012
STORIA DI UN UCCELLO "IMMORTALE": IL PAVONE E LA "PAVOLATRIA" TRA ORIENTE E OCCIDENTE (VIIIa parte)

I mercanti ebrei/fenici avrebbero quindi acquistato ed introdotto per la prima volta nel Medio Oriente i pavoni direttamente dal Tamilakam e oltre al passo biblico di re Salomone, un'altra prova dell'esportazione di pavoni dall'India verso il Medio Oriente ci è data da una menzione presente in un racconto buddhista, il "Bāveru Jātaka", presente nella sezione Tikanipāta del "Jātaka", la cui versione attualmente conservata nel canone risale alla compilazione anonima singalese del V secolo intitolata "Jātakaṭṭhavaṇṇanā" ma esplicitamente si rifà a una tradizione orale più antica (500 a.C.), cioé alla recitazione avvenuta nel corso del primo concilio buddhista (483 a.C). Bāveru viene identificata con Babiru o Babilonia e sarebbe la prova storica dei viaggi (questa volta inversi rispetto a quelli ebraico-fenici) da parte di commercianti indiani (una sottocasta nota come baniya/vani/vania dal sanscrito vanij "mercante") che dall'India Occidentale arrivavano fino alle coste e ai fiumi del Golfo Persico nel V e forse già nel VI secolo a.C. Questa è la storia (n° 339): «Una volta i mercanti di Varanasi (anche nota come Benares, sita sulle sponde del Gange nello stato settentrionale dell'Uttar Pradesh), andarono nell'isola (del resto la Mesopotamia settentrionale era ed è ancora nota dagli arabi con il nome di al-Jazīra, letteralmente "l'isola" perché questa terra appare circondata dai due fiumi Tigri ed Eufrate) di Baveru (Babilonia). Portarono un corvo con sé. All'epoca non c'era nessun uccello nell'isola, e la maggior parte delle persone lì non aveva mai visto un uccello nella sua vita. Così, quando il corvo venne messo in mostra le persone si affollarono a guardare l'uccello con grande curiosità (in realtà i corvi erano presenti e noti in Mesopotamia ma la storia come vedremo ha connotati più "simbolici" che "scientifici"; l'animale in questione era verosimilmente o un corvo di Colombo, il Corvus splendens, o un corvo della giungla, il Corvus macrorhynchos culminatus, entrambe specie native della penisola indiana). Alcuni osservarono: "Guardate il suo colore brillante!". Altri dissero: "Guarda il suo piumaggio setoso!". Altri ancora commentarono: "Guarda il suo bel becco e le sue pupille come gioielli!". Così, la gente elogiò l'uccello. Più tardi, si avvicinarono ai mercanti e dissero: "Signori voi avete molti uccelli come questo nella vostra terra. Vendeteci questo a noi, perché ne potete trovare un altro nella vostra terra". E offrirono una moneta come prezzo per l'uccello. I commercianti decisero di vendere ma domandarono un prezzo più alto. Alla fine, si accordarono e la gente acquistò il corvo al prezzo di 100 monete. I nativi dell'isola poi portarono il corvo in una pomposa processione e lo misero in una gabbia dorata. Il corvo venne nutrito con una varietà di carne, pesce e frutta selvatica. Così, un corvo, che è noto per dieci caratteristiche malefiche, ottenne ogni sorta di profitto e di lode. La volta successiva, quando i mercanti visitarono nuovamente Baveru portarono con sé un pavone. Il pavone era stato addestrato a paupulare allo schiocco delle dita, e a danzare al battito delle mani. Quando il nuovo uccello venne messo in mostra divertì il popolo con la sua danza e il suo richiamo. Di sicuro, il pavone apparve molto più affascinante del corvo. Così, affascinato dal nuovo uccello, il popolo andò dai mercanti e con entusiasmo espresse il desiderio di comprarlo. Dissero ai mercanti: "Signori voi avete molti uccelli come questo nella vostra terra. Vendeteci questo a noi, perché ne potete trovare un altro nella vostra terra". I commercianti, che volevano concludere un affare migliore, dissero: "Signori! Noi prima vi abbiamo portato un corvo e voi ce lo avete preso. Adesso, noi portiamo un pavone e voi volete prenderci anche quello. La prossima volta, non porteremo nessun'altro uccello nella vostra terra". Ma la gente insistette e offrirono prezzi sempre più alti. Alla fine, l'affare venne concluso ad un prezzo di mille monete. La gente poi mise il pavone in una gabbia che era fatta di sette gioielli. Poi nutrirono il nuovo uccello con tutti i tipi di pesce e di carne, miele e grano fritto e così via. Da allora, il corvo difficilmente fu oggetto di attenzione. Nessuno gli offrì più niente. Così, un giorno, quando ebbe l'opportunità di uscire volò dalla gabbia con il suo stridulo richiamo "caw, caw", e si stabilì su un letamaio.

Prima che il pavone crestato apparisse

Il corvo godeva di tutti i vantaggi di frutta e di carne ed era riverito

Ma da quando a Baveruil pavone dalla voce mielata arrivò

Il corvo venne privato di tutti i suoi guadagni e della fama». Questa storia, al di là dell'insegnamento morale, ci informa che i pavoni erano esportati e commercializzati dall'India lungo le rotte marittime, dal momento che difficilmente potevano sopravvivere ai lunghi viaggi terrestri che spesso prevedevano l'attraversamento di deserti. All'incirca nello stesso periodo, sappiamo che Tiglath-Pileser III, re di Assiria (745-727 a.C.), la cui capitale era posta a Nineveh (Babilonia), ricevette pavoni come tributo dall'Arabia, elemento questo che deve farci pensare alla presenza ormai fissa di questi volatili specialmente nello Yemen, dove le navi ebraico-fenicie facevano scalo dall'India per imbarcare mirra e incenso e poi proseguire fino ai porti del Sinai sul mar Rosso. Una volta introdotto nel Vicino Oriente e in Egitto dai commercianti semiti (sembra che qui venisse associato alla divinità semitica Tammuz la cui morte e risurrezione rappresentava il periodico rigenerarsi della vegetazione a primavera), il pavone dovette iniziare ad essere allevato nei parchi e giardini delle classi più elevate (specie re, faraoni e ricchi dignitari) e l'animale si diffuse verso nord nella regione siriana dove in aramaico (targumico, galileo, samaritano, siriaco eebraico babilonese) venne noto con il termine ṭws/ṭwsʾ (tus), probabile corruzione dell'ebraico biblico tukki, indotta forse dal tentativo di rendere onomatopeicamente il richiamo caratteristico di questo volatile.

(continua nel prossimo articolo...)

Marco Miosi (antropologo culturale)


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