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30 aprile 2012
STORIA DI UN UCCELLO "IMMORTALE": IL PAVONE E LA "PAVOLATRIA" TRA ORIENTE E OCCIDENTE (VIa parte)

Dall'India molte di queste simbologie migrarono infatti nelle zone dove questo animale cominciò ad essere esportato, in primis nell'Asia sud-orientale (con la quale legami commerciali e culturali sono attivi fin dalla preistoria), e qui vennero riplasmate a partire dalle concezioni locali. Occorre infatti ricordare che è nativo dell'Asia sud-orientale (in passato dall'India orientale e nord-orientale, nord Birmania e Cina meridionale, si estendeva attraverso tutto il Laos e la Thailandia in Vietnam, Cambogia, Malesia peninsolare e le isole di Giava) un parente stretto del pavone indiano o pavone blu (Pavo cristatus), il pavone spicifero o pavone verde (Pavo muticus): questo differisce da quello comune oltre che per le maggiori dimensioni e per un minore dimorfismo sessuale, per alcune particolarità del piumaggio del maschio (lo strascico che nel pavone indiano tende al verde, nello spicifero è bronzo dorato e il ciuffo del capo, nello spicifero è più sviluppato e le penne sono più simili alle normali, per lo sviluppo delle barbe del vessillo). E' quindi altamente probabile che gli abitanti dell'area non solo conoscessero e cacciassero i pavoni verdi già dal Paleolitico ma che da un certo punto in poi iniziassero anche a venerarli e a includerli nel loro sistema simbolico e rituale tanto che l'introduzione del pavone indiano e delle sue simbologie di provenienza dovette per forza di cose intrecciarsi e variamente sovrapporsi con gli elementi già autoctoni. In Birmania, il pavone verde divenne infatti l'emblema della dinastia solare birmana. La danza birmana del pavone, l'intervento del pavone nella danza cambogiana del trot, sono in rapporto con la siccità provocata dal sole (cfr. il culto della dea Lakshmi e la credenza che il richiamo del pavone sia associato con la stagione delle piogge e la fertili). La messa a morte del pavone come quella del cervo, è un appello alla pioggia (probabilmente per via del fatto che il pavone all'avvicinarsi della tempesta continua la sua frenetica attività), alla fecondazione celeste e la credenza in Kumara (altro nome di Murugan), la cui cavalcatura come abbiamo visto è il pavone che s'identifica con l'energia solare, giunse fino in Cambogia dove ne esiste in particolare una rappresentazione celebre a Angkor Wat (tempio khmer fatto costruire dal re Suryavarman II nel XII secolo). Nella tribù dei Ma (o Maa; gruppo Mon-Khmer) del Vietnam meridionale (province di Lam Dong, Dong Nai e Thuan Hai) gli uomini si infilano delle piume di pavone nella crocchia; si identificano così col mondo degli uccelli ma stabiliscono forse anche un rapporto col simbolismo dell'irraggiamento solare. Il pavone è nel Vietnam un emblema di pace e di prosperità. Il termine con cui è noto in vietnamita, chim công/chim cuông farebbe pensare a una derivazione dal cinese kǒngquè, ma il fatto che la parola vietnamita, di chiara origine cinese, per indicare Confucio (in cinese Kǒngzi) sia Khổng ha fatto sollevare alcuni dubbi. Andrebbe infatti presa in considerazione la possibilità che il pavone indiano e la sua simbologia siano giunti in Cina, a seguito dell'espansione del buddismo, a partire dal sud (penisola indocinese) e non a partire dall'ondata missionaria principale, cioè quella dell'Asia centrale: il fatto che il pavone sia un animale delicato e sensibile al caldo e alla siccità escluderebbe infatti che sia stato trasportato attraverso lunghi viaggi via terra a seguito delle carovane che attraversavano i deserti (deserto del Gobi e quello del Taklamakan) dell'Asia centrale; una prova indiretta di questo sarebbe il fatto che le lingue mongole (togos "pavone") e turche (tavus/tovus "pavone") non conoscono, per indicare il pavone, termini di derivazione indiana ma persiana del periodo già islamico (tavus, nel persiano è infatti un arabismo) e questo potrebbe indicare una diffusione molto più tarda dell'animale in queste aree. Indipendentemente dalla sua direttrice di diffusione (dal Vietnam alla Cina o viceversa) la simbologia del pavone, che serve ad esprimere i voti di pace e di prosperi, la ritroviamo sia in Cina che in Vietnam. Nell'impero cinese divenne simbolo di alto rango (nel vecchio sistema burocratico dai Ming fino al 1918, i membri del terzo livello più elevato portavano come insegna di rango grandi quadrati, su cui veniva ricamato un pavone, applicati sulla parte anteriore dell'abito formale del funzionario), potere, bellezza e digni, tanto da essere stato assurto ad emblema della dinastia Ming. E' chiamato anche dai cinesi "il mezzano" ad un tempo perché è utilizzato come richiamo e perché si dice che soltanto con il suo sguardo, riesca a far concepire una donna e che danzi dopo averne visto una particolarmente bella. Viene ritenuto inoltre capace di cacciare via gli spiriti maligni. La divinità taoista Hsi Wang Mu ("Regina Madre dell'Occidente"), a volte usa un pavone come veicolo al posto del suo uccello favorito, la gru. Esiste, inoltre, nel buddismo cinese una figura divina associata al pavone, Kuan-Yin o Guanyin, madre della misericordia, madre della compassione e della guarigione, che è una trasformazione femminile di Avalokiteshvara, il bodhisattva della compassione. Lei è "Colei che ascolta i lamenti del mondo", che libera dalle sofferenze, come emerge bene in questo racconto dove si narra dell'"origine" mitica del pavone: «All'inizio dei tempi, quando il mondo era giovane e tutte le creature del mondo erano state create da poco, Kuan Yin abitava con tutte le creature sulla Terra. In un primo momento insegnò loro a vivere, poi insegnò loro come trattare gli altri e come mostrare gentilezza ai loro giovani. Sotto la sua tutela, gli animali, gli uccelli e gli insetti vissero insieme felici. Se scoppiava un disaccordo, andavano da lei per riceverne un consiglio, così, ogni creatura conobbe la pace e amò ed adorò Kuan Yin. Mossa dalla sua compassione discese nuovamente sulla Terra. Risolse litigi e questa volta li avvertì che ognuno di loro doveva imparare ad affrontare da sé i propri problemi. Nel corso del tempo si verificarono ancora più disaccordi e problemi tra gli animali. Strillarono di nuovo e la pregarono di aiutarli. Scese di nuovo per parlare a tutti loro e disse: "Oh, voi 10.000 esseri, perché causate tutto questo disagio? Perché non potete vivere insieme? Ognuno di voi ha il proprio posto e ruolo, quindi perché avete questa invidia degli altri? Perché non vivete in pace?". A questo punto tutte le creature la pregarono di restare, avevano bisogno di lei e un coniglio parlò: "Adorata Kuan Yin, quando sei con noi, vegliando su di noi, non temiamo nulla. Non esistono contenziosi, nessuna invidia, nessun falso impegno. Ma una volta che te ne vai, una volta che sentiamo che ci hai lasciati soli, allora poi ricadiamo in questo cattivo comportamento. Non puoi stare con noi?". Kuan Yin alzò la mano per chiedere silenzio. Poi fece un cenno a un grande ma piuttosto scialbo uccello di avvicinarsi a lei. Le principali caratteristiche distintive di questo uccello erano il numero e le dimensioni delle penne della sua coda. Non appena l'uccello si mise accanto a Kuan Yin, lei parlò: "Amici miei, è chiaro che non posso stare con voi in ogni momento. Ma è anche chiaro che avete bisogno di me per vegliare in qualche modo su di voi. Così ho deciso questa azione". Così dicendo, strofile sue mani sul viso e poi le depose sopra le piume color marrone-opaco del grande uccello. Immediatamente l'uccello si ritrovò soffuso di colori e luci scoppiettanti, era così luminoso che le altre creature furono costrette a distogliere lo sguardo. Quando finalmente i loro occhi furono in grado di vedere ancora una volta, videro che su ciascuna delle cento penne della coda dell'uccello vi era ormai un evidente occhio brillante che guardava verso di loro. "Amici miei", disse la Dea, "non riesco a vegliare su di voi in ogni momento e in tutti i luoghi. Ma il mio servo, il Pavone può. Ognuno dei suoi occhi veglierà su di voi, vi proteggerà e mi di quello che sta accadendo nel mondo. Quando vedete i cento occhi del Pavone saprete che io mi prendo cura di tutti voi. Lasciate che il Pavone sia il mio servo in questo mondo e sappiate che io mi occupo di voi!". E ancora oggi il Pavone si pavoneggia a causa del suo ruolo speciale di servo di Kuan Yin. E ogni giorno i cento occhi di ogni pavone vegliano sul mondo, ricordando, a tutti quelli che capiscono, che Kuan Yin veglia su di loro». Dalla Cina il pavone venne esportato in Corea e Giappone a seguito dell'espansione buddista e a riprova di ciò abbiamo il sinismo kǒngquè che venne adattato nel coreano con la voce gongjag/gong-jake nel giapponese con kujaku (esiste anche l'anglismo pīkokku). La figura della "Madre dei Buddha", Mahamayuri (in cinese  Kǒngquè Míngwáng/Kǒngquè míngfēi/Kǒngquè fómǔ, in koreano GongJakMyeongWange in giapponese Kujaku Meiō/Kujaku myo-ō significa letteralmente, come già nel sanscrito Mahāmāyūrī, letteralmente "Grande Pavonessa", tradotto anche come "Saggia Regina del Pavone"), è un'esempio di questa espansione: trattasi di una divinità buddista, appartenente al gruppo dei re della saggezza, ma l'unica di loro ad essere rappresentata come una donna (con una pacifica espressione) spesso ritratta a cavallo di un pavone che usa come proprio veicolo. Ha il potere di proteggere i devoti dall'avvelenamento sia fisico che spirituale e si crede che il pavone protegga contro le calamità (in particolare contro la siccità secondo una concezione già presente nell'induismo, dove è associata alla dea Lakshmi, e nei rituali della penisola indocinese). In Giappone il pavone, inoltre, era connesso, come in Cina, con la regalità visto che si usava conferire, come onorificenza, una sua penna a chi avesse meritato il favore imperiale o ottenuto un alto grado militare.

(continua nel prossimo articolo...)

Marco Miosi (antropologo culturale)


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