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05 aprile 2012
STORIA DI UN UCCELLO "IMMORTALE": IL PAVONE E LA "PAVOLATRIA" TRA ORIENTE E OCCIDENTE (IVa parte)

Analogo a un pavone e seduto su un "trono di pavone" era il deva vedico Indra, il signore della folgore e dio del temporale, come mostravano il petto e le braccia segnati da una moltitudine di occhi. Prima che in Grecia, in India i mitografi avevano favoleggiato su quegli occhi narrando che il dio aveva sedotto la bella moglie del Rishi Gautama. A causa della maledizione del marito tradito, apparvero sulla pelle di Indra migliaia di yoni, l'organo sessuale femminile: perciò il dio fu anche chiamato ironicamente Sayoni. Più tardi si favoleggiava che le yoni fossero state mutate in occhi ed egli ribattezzato Saharaskha, ovvero "dal migliaio di occhi". Nell'"Uttarakānda" ("Libro finale"), capitolo finale del "Rāmāyaṇa", uno dei più grandi poemi epici e testi sacri dell'induismo, sempre il deva Indra, incapace di sconfiggere il re demone Ravana, venne nascosto, come da un paravento, dalla coda aperta del suo pavone che all'epoca sembrava una gallina color marrone chiaro e in seguito lo benedisse per il suo atto di compassione con il bellissimo piumaggio blu-verde con cui è noto ancora oggi, con un "migliaio di occhi" (sulla coda) e con la mancanza di paura dei serpenti; inoltre si dice che quando piove, un dono di Indra, i pavoni danzino con gioia. Secondo un'altra versione mitologica il pavone simboleggia l'immortalità in quanto il suo progenitore nacque da una piuma (rmabya) di Garuda, una divinità minore induista che funge da vāhana di Vishnu: viene rappresentata con piume d'oro, faccia bianca, ali rosse, becco e ali d'aquila, ma un corpo spesso umano. Nel "Mahābhārata" l'eroe chiamato Arjuna (il cui nome significa letteralmente "il puro"), essendo figlio di Indra (il deva della folgore), era insuperabile nell'utilizzo delle armi (in particolare, era famoso per essere il miglior arciere del suo tempo) e diede uno dei tanti nomi con cui è conosciuto il pavone (visto quale uccello-guerriero) nella lingua sanscrita (arjuna). Questo fasianide, infatti, era principalmente associato a Murugan, deva della guerra, noto come Skanda nel testo sacro dei "Veda", o anche Kartikeya, Subrahmanya e Kumara. Questa divinità, solitamente raffigurata con 6 teste e 6 o 12 braccia, è particolarmente popolare e venerata presso i Tamil nel sud dell'India (i suoi sei più importanti altari in tutta la penisola indiana si trovano nei templi Arapadaiveedu del Tamil Nadu) tanto da essere nota popolarmente come la "divinità dei Tamil" (Thamizh Kadavul) e questa potrebbe essere una prova, secondo alcuni studiosi, della venerazione totemica del pavone (vera e propria "pavolatria": sembra che l'animale venisse associato anche alla Madre Terra in epoca pre-aria) in "epoca dravidica" prima delle invasioni indo-arie (diversi, del resto, sono i toponimi derivati dal zoonimo del pavone in quest'area: ad esempio, Mylapore "terra del grido di pavone", Mayiladuthurai "riva dei pavoni danzanti" e Mayilam "pavone", per citarne solo alcuni). Il suo veicolo (vāhana) è infatti Parvani, il pavone (a volte anche il gallo, che è invece il suo emblema) che rappresenta splendore e maestosità ma anche vanità (tenuta a freno da Murugan quando lo monta). Parvani era in origine un demone chiamato Surapadman, mentre il gallo era chiamato l'angelo (Krichi). Dopo aver provocato Murugan in combattimento, il demone si pen nel momento in cui la lancia discese su di lui. Prese la forma di un grande albero di mango e cominciò a pregare. L'albero venne tagliato in due dalla lancia di Murugan. Da una metà, il dio tirò fuori un gallo, e ne fece il suo emblema (sulla sua bandiera), e dall'altra, un pavone, e ne fece la sua cavalcatura. In un'altra versione, il Signore Karthikeyan, figlio di Parvati e del Signore Shiva (e fratello maggiore del Signore Ganesha, il cui vāhana principale è il topo o il toporagno ma talvolta viene indicato mentre cavalca un pavone) era nato per uccidere il demone, Tarakasura, divenuto invincibile alle altre divinità grazie alla sua perseveranza nel seguire le tecniche della rinuncia. Venne allevato dai Kritthikas e condusse gli eserciti divini quando aveva appena 6 giorni di vita. E' l'unico dio ad essere adorato insieme al suo nemico, Tarakasura. Si dice che dopo aver sconfitto Tarakasura, Karthikeyan lo perdonò e lo trasformò nella sua cavalcatura, il pavone. Murugan è stato ritenuto capace di mantenere il potere sopra il caos e in suo onore, tra gennaio e febbraio si celebra la festa di Thaipuya (Thaipusam in Tamil Nadu), una processione dove danzando forsennatamente si portano offerte al dio lungo un percorso di 4-5 chilometri. Esistono molte forme di doni: delicate brocche di latte, archi di legno appoggiati sulle spalle su cui si impiantano le penne di pavone (kavadi), o vel, frecce metalliche che perforano da parte a parte le guance e la lingua. Si crede che maggiore sia il dolore e la difficoltà della prova, maggiore sia la possibilità di arrivare al dio. Il pavone di Murugan è certamente il distruttore dei serpenti (cioè dei legami corporei e anche del tempo) e Murugan stesso trasforma i veleni in bevanda di immortalità. Ma l'identificazione del serpente all'elemento acqua, conferma l'apparentamento del pavone al sole, all'elemento fuoco, antitetico all'acqua.

(continua nel prossimo articolo...)

Marco Miosi (antropologo culturale)


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