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30 marzo 2012
STORIA DI UN UCCELLO "IMMORTALE": IL PAVONE E LA "PAVOLATRIA" TRA ORIENTE E OCCIDENTE (IIIa parte)

In un contesto invece "già" induista, troviamo che la dea Sarasvati, Madre dei Veda, creatrice della lingua sanscrita, dea delle arti, della scienza, dell'eloquenza, consorte del dio della creazione Brahmā, viene rappresentata, come spesso anche il marito, a cavallo (vāhana) di un pavone. Anchela dea vivente degli induisti, Kumari o Kumari Devi (letteralmente "Vergine" o "Dea Vergine"), il cui culto ha sede in Nepal, vista come l'incarnazione della Dea Taleju Bhawani o Durga (la Madre Divina, che assume anche molte altre forme, tra cui Sarasvati, Parvati, Lakshmi e Kali), viaggia a cavallo di un pavone. La dea Lakshmi, invece, moglie del dio Vishnu e devi dell'abbondanza, della luce, della saggezza e del destino, ma anche (secondariamente) della fortuna, bellezza e fertili, e a volte è raffigurata con bracciali a forma di pavone: questi uccelli le sono sacri in quanto i loro richiami acuti sono associati con la stagione delle piogge e, di conseguenza, con la fertilità. Un altro pavone appare in un'immagine indiana accanto a Vishnu, armato di arco, e Krishna, l'avatāra del dio Vishnu, è spesso raffigurato con una piuma di pavone nella sua fascia per i capelli o con una vera e propria corona regale (kirīṭa mukuṭa) con penne di pavone (mayūrapattra) che simboleggiano l'immortali, richiamata anche dai pavoni con cui è spesso ritratto in compagnia. Il suo trono, inoltre, è spesso adornato da un penna di pavone ed è chiamato mormukuta ("trono del pavone"). Uno dei ruoli di Krishna è quello di corteggiatore divino a cui è impossibile resistere e la simbologia "erotica" del pavone la ritroviamo anche nella sua associazione con il dio dell'amore e del desiderio Kāmadeva di cui funge spesso da vāhana. Probabilmente andrebbero connessi a questo i suggerimenti di tipo magico-apotropaico che vengono dati nel "Kāma Sūtra" a un uomo che desideri risultare attraente agli occhi degli altri: «Un osso di pavone o di iena, coperto d'oro e attaccato alla mano destra, rende simpatico un uomo». Invece per "sottomettere gli altri" tra le tante cose si suggerisce di produrre un pigmento per gli occhi ottenuto "con osso di falco, di pipistrello e di pavone" e la stessa "polvere d'osso di pavone" era considerata nello stesso libro indiano come un potente afrodisiaco per uso esterno. Il pavone appare anche in una posizione dell'Hatha Yoga (una serie di esercizi psicofisici di origini antichissime), nota come mayurasana ("posizione del pavone"), avente lo scopo di generare un equilibrio di tutto il corpo, dove viene imitata la posa del volatile che si regge con le due zampe e ha lo strascico disteso in allineamento col corpo: per effettuarla occorre mettersi in ginocchio, portare la testa a terra e distribuire il peso in modo equilibrato sui punti di appoggio, mettere le mani sotto il petto con le palme a terra rivolte verso l'esterno, puntando i gomiti - ravvicinati - contro il ventre, sbilanciarsi in avanti portando lentamente tutto il peso sulle mani, e infine alzare la testa e le gambe fino a portare il corpo (che si regge in equilibrio solo sulle braccia) in posizione perfettamente orizzontale. Abbiamo visto finora come il pavone abbia assunto una simbologia sia femminile (simbolo di sensuali, bellezza, eroticità e fertili, attributo di dee quali Sarasvati, Kumari e Lakshmi e del dio Kāmadeva) che maschile (simbolo guerriero, associato a Vishnu e, come vedremo, anche a Murugan). Questa apparente contraddizione è spiegabile tenendo conto del carattere del pavone, ostile ai serpenti, ma anche aggressivo nei confronti degli estranei e degli altri animali dell'aia o del giardino. Come commenta lo Schneider, queste due rappresentazioni rivelano il doppio ruolo del pavone: ambedue simboleggiano forze costruttive ma quello di Sarasvati rappresenta l'aspetto pacifico e femminile, mentre quello di Vishnu l'aspetto quasi guerriero e maschile. Il dovere che corrisponde a questi pavoni è di mantenere con Vishnu l'ordine dell'universo. Questo dualismo, espresso anche dal fatto che i pavoni sono quasi sempre a coppie, sembra avere le sue radici nel ruolo corrente di simboleggiare l'immortalità: il pavone con un serpente in becco rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre e le sue bellissime piume sono ritenute un potente antiveleno contro il morso dei serpenti velenosi (in Punjab, ad esempio, si usava affumicare le penne di pavone per curarne i morsi e in altre parti dell'India settentrionale la stessa pratica valeva anche per curare altre malattie). Esiste anche una divinità dell'India settentrionale e del Nepal, chiamata Janguli, che protegge e cura contro il morso di serpenti e gli avvelenamenti: viene descritta come in possesso di tre facce, sei braccia e il suo veicolo è non a caso proprio un pavone. Del resto questo volatile è anche chiamato in India nīla-kanta o "dalla gola blu" come il dio Shiva che, per salvare il cosmo, respirò tutto il veleno prodotto dal respiro della divinināga (serpente) Vasuki, ma invece di ingoiarlo lo lasciò nella sua gola, che divenne blu (da allora ha assuto l'appellativo di Nīla-kanta). Ritroveremo in seguito questi stessi elementi simbolici nella tradizione simbolica occidentale, ritradotti nella tradizione pagana e in quella delle tre religioni abramitiche.

(continua nel prossimo articolo...)

Marco Miosi (antropologo culturale)


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