Attenzione

se stai leggendo questo testo significa che il tuo browser non supporta i fogli di stile (CSS). Se stai usando uno screen reader, prosegui con la navigazione, altrimenti segui le istruzioni su come aggiornare il tuo browser.
 
Header - Logo CIA

Ricerca

 

Area Riservata

 
 


Colonna Centrale: Contenuti

Percorso corrente:

Home Page frecciafrecciaDettaglio
01 febbraio 2012
Viaggio nella parola: storia del pistacchio (IVa parte)

A riprova della ripresa o della diffusione della coltivazione del pistacchio nel Mediterraneo ad opera della civiltà arabo-islamica, abbiamo la propagazione del termine arabo fústuq/fústaq (altre forme riportano anche fùstoq/fostaq/fostoq/fistiq e in alcuni dialetti la pronuncia è fustag) che è una probabile arabizzazione dell'aramaico pestaq/pestqā o al massimo del greco antico πιστάκη (la consonante p non è presente nella lingua araba e all'occasione, nel caso di prestiti linguistici, viene trasformata, come in questo caso, in f oppure in b) dal momento che gli arabi trovarono coltivazioni di piante di Pistacia vera in Siria e in diverse altre aree del Levante. In base ad alcuni dati genetici oggi a nostra disposizione, è dimostrato infatti che le varietà presenti nel Vicino Oriente, nel Nordafrica e nel bacino del Mediterraneo (ad esempio, Grecia e Sicilia), nella maggior parte dei casi ri-diffuse dagli Arabi nel medioevo dopo la prima diffusione romana, sono parte di un unico cluster che potremmo definire "siriano", nettamente distinto da quello "irano-caspico" che raggruppa invece tutte le varietà coltivate a oriente dei monti Zagros. Sarebbe quindi da escludere una derivazione diretta dell'arabo fústuq/fústaq dal persiano pistag/pistah come supposto da alcuni studiosi, in quanto, se è vero che gli arabi incontrarono senza dubbio coltivazioni di Pistacia vera nella Persia sassanide appena occupata è anche vero che questa non fu per loro una scoperta nuova tale da dar vita ad un nuovo prestito linguistico. In secondo luogo, come dimostrato dall'analisi genetica, è da escludere un prelievo diretto di cultivar persiane da parte dei nuovi invasori con l'intento di diffondere per propagazione clonale (innesto) la coltura verso Occidente (verso il Mediterraneo) perché altrimenti al giorno d'oggi avremmo le tracce genetiche di una simile migrazione in almeno una delle varietà vicino-orientali e/o mediterranee. La propagazione di cultivar, invece, seguendo un percorso già tracciato in epoca romana, iniziò a partire dalla Siria e non è un caso che attualmente tutte le varietà di pistacchio mediterranee e vicino-orientali siano derivate da un numero esiguo di "antenati" siriani. Con l'invasione della Spagna nel 711 e della Sicilia nell'827 e le susseguenti dominazioni ad opera di popolazioni arabe e berbere islamizzate, la coltivazione della Pistacia vera venne verosimilmente reintrodotta in queste aree oppure, in alternativa, questa venne semplicemente ripresa e rinvigorita a partire dai superstiti esemplari coltivati dai romani senza nessun tipo di trasferimento di nuovo patrimonio genetico. Alla luce però della scomparsa della coltura del pistacchio in Spagna in epoca moderna (dopo i lustri del periodo islamico, infatti, con la dominazione cristiana si interruppe del tutto la produzione di questo frutto e una sua ripresa si è  avuta solo negli anni '80 del secolo scorso) sembrerebbe più probabile pensare che il saper fare connesso ad una sua coltivazione si sia perso con le dominazioni barbariche e che le poche aree superstiti si siano estinte per via dell'eliminazione o della morte degli esemplari maschili (il pistacchio è infatti una specie dioica, ovvero i fiori, unisessuali, sono presenti su individui separati e in genere vengono selezionati pochi alberi maschili in grado di fecondare ognuno fino a 10 piante femminili).

(continua nel prossimo articolo...)

Marco Miosi (antropologo culturale)


I Nostri Partner:

CIA - Confederazione Italiana Agricoltori
-
-
CIHEAM - IAMB (apertura in una nuova finestra)
-
Codita (apertura in una nuova finestra)

Finanziatori:

Regione Puglia
spacer
Unione Europea
intervento cofinanziato dall'U.E. F.E.S.R. sul POR Puglia 2000-2006
Misura 6.2 POR Puglia
Azione C "Sviluppo delle imprese e delle professioni"
Valid HTML 4.01 Transitional 
-
Valid CSS! 
-
Level Triple-A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0

-
Cia Puglia, Via S. Matarrese, 4 - 70124 Bari - Tel 080.5616025 Fax 080.5641379 COD. FISC. 80016260723 - info@scianet.it
www.scianet.it é una testata giornalistica on line iscritta nel Registro della Stampa del Tribunale di Bari al n° 37/07.
Direttore responsabile: Antonio Barile