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10 gennaio 2012
Viaggio nella parola: storia del pistacchio (Ia parte)

Qual è l'origine del pistacchio (Pistacia vera)? Per rispondere a questa domanda è sufficiente compiere una serie di indagini etimologiche. Il termine italiano è derivato dal latino pistàcium a sua volta dal greco antico πιστάκιον (pistákion), da πιστάκη (pistá, “albero di pistacchio”). I greci antichi avevano adottato questa voce per intermediazione dell'aramaico parlato in Siria (dove già in epoca antica la pianta era notoriamente coltivata e secondo alcuni studiosi la coltura del pistacchio dalla Siria sarebbe passata in Grecia a seguito delle conquiste di Alessandro Magno a partire dal III secolo a.C.): nell'ebraico babilonese, nel galileo, nel siriaco e nell'aramaico palestinese di epoca cristiana troviamo infatti pstq/pstpʾ (pestaq/pestqā) e nel samaritano byṣṭq. Questi termini sono a sua volta derivati dal pahlavi o medio persiano pstk' (pistag) che avrebbe poi dato origine al persiano moderno pistah/peste. Questa forma andrebbe connessa al medio e moderno persiano pst' (pist), col significato di "farina abbrunita", e quindi pist + il suffisso -ag significherebbe letteralmente "farinoso" o "abbondante di farina (tostata?)", probabilmente perché in passato dalle drupe di Pistacia vera se ne ricavava una farinata ad uso alimentare (forse per confezionare dei dolci come attualmente avviene a Bronte, in Sicilia) da accostare ad altre voci indoeuropee, ad esempio al sanscrito pistah "macinato, pasto" e al greco antico pastà "farinata (d'orzo)" che, secondo alcuni studiosi, avrebbe poi dato origine all'"italianissima" voce pasta. L'origine persiana del termine concorda sia con l'area di diffusione originaria della pianta (cresce selvatica nelle basse montagne e ai piedi delle colline delle aree semidesertiche dell'Asia centro-meridionale: attualmente dall'Iran e dall'Afghanistan settentrionale attraverso il Turkmenistan, l'Uzbekistan, il Tajikistan e il Kyrgyzstan, arriva fino al Tien-Shan occidentale in Cina e alle montagne del Karatau nel Kazakistan meridionale, a nord, e al Balucistan, nel Pakistan occidentale, a sud) che con i dati archeologici secondo i quali a Shortughai (Afghanistan settentrionale) e a Tepe Yahya nell'Iran sud-orientale (provincia Kerman) le noci di pistacchio erano un cibo comunemente consumato già a partire dal VI millennio a.C. e dai nomadi presumibilmente ancora prima (secondo alcuni studiosi questo frutto sarebbe stato importantissimo nella dieta invernale di queste popolazioni costituendo l'equivalente dei pinoli in quella dei nativi americani del Sudovest degli Stati Uniti).

(continua nel prossimo articolo...)

Marco Miosi (antropologo culturale)


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