“Le prefetture si attivino nel creare un confronto tra banche e imprese «per verificare l’irragionevolezza del diniego di credito, soprattutto per soggetti a rischio di racket e di usura» e dìano nuovo impulso agli Osservatori regionali e provinciali del credito creati dal precedente governo”. E’ questo l’invito contenuto in una lettera che l’onorevole Alfredo Mantovano ha inviato ai prefetti delle province pugliesi. I prefetti nei giorni scorsi avevano segnalato al ministro dell’Interno le difficoltà economiche delle province pugliesi, la mancanza di lavoro per i giovani e la difficoltà per le imprese di avere accesso al credito. È evidente che la mancanza di lavoro può creare allarme sociale, soprattutto con i giovani che scelgono scorciatoie per soddisfare i loro bisogni, e le difficoltà di accesso al credito possono alimentare il canale dell’usura.
Mantovano ha ricordato nella lettera che «negli ultimi mesi la stretta creditizia sta ponendo in seria difficoltà l’economia nazionale, in particolare quella del Sud”. «Gli operatori economici non comprendono come mai il sistema bancario italiano ha ricevuto complessivamente dalla Banca Centrale Europea, fra l’inizio dell’estate scorsa e la fine del 2011, credito per circa 200 miliardi di euro al tasso dell’1% e lo impieghi esclusivamente per risanare i propri conti e per sottoscrivere titoli del debito pubblico, a tassi che il differenziale con i bund tedeschi ha fatto arrivare al 6–7 %, lucrando la differenza, mentre le famiglie e le imprese incontrano un accresciuto rigore, spesso non motivato, nella concessione dei mutui», ha aggiunto. E allora emerge la necessità di dare impulso agli Osservatori del credito e di «attivare in Prefettura un tavolo permanente di confronto fra istituti di credito operanti sul territorio, rappresentanti delle principali categorie produttive e dei consumatori, delegati dall’Abi e dalla Banca d’Italia, il cui scopo sia di far cessare lo stop al credito allorché esso non abbia alcuna plausibile ragione».
Anche il senatore Salvatore Tomaselli ha evidenziato la necessità di aiutare le imprese a ottenere maggiore attenzione presso le banche nelle loro richieste di finanziamenti. Ma ha aggiunto la necessità di pari passo di creare una «cabina di regìa tra enti pubblici e aziende private per verificare quali investimenti le aziende private possono avviare senza che la burocrazia frapponga ostacoli».
«Molto spesso tali investimenti sono frenati da una serie di procedure o dalla mancanza di un coordinamento che aiuti la soluzione dei problemi», ha evidenziato. «In presenza di difficoltà per le amministrazioni pubbliche di avviare investimenti e soprattutto di pagare le opera appaltate a causa dei vincoli del patto di stabilità, è possibile invece spingere le iniziative dei privati. I quali vogliono sapere se possono investire e in quanto tempo possono ottenere risposte alla loro richieste», ha detto ancora. «Dunque, per rilanciare lo sviluppo, di pari passo con gli investimenti sulle grandi infrastrutture finanziate con fondi europei e nazionali, bisogna aiutare le aziende private a mettere in campo le risorse disponibili. Bisogna accelerare le procedure pubbliche di rilascio dei pareri. Senza forzature delle norme, ma anche senza ostacoli che davvero a volte appaiono incomprensibili. In questo contesto semmai le pubbliche amministrazioni possono chiedere alle grandi aziende di mostrare maggiore interesse nel finanziare la ricerca sul territorio senza fermarsi alla sola produzione».