Il presente documento si propone di operare in un contesto socio-economico nel quale persone anziane, disabili, e comunque in condizioni di grave non autosufficienza e di dipendenza, chiedono, apertamente o implicitamente,che venga tutelato il proprio diritto alla domiciliarità ricevendo le cure indispensabili nella vita quotidiana.
Tale istanza è sempre più collegata al diffondersi dell’assistenza privata fornita da figure di sostituzione, in prevalenza donne, che nel territorio delle regioni meridionali sono autoctone così come straniere.
Appare utile segnalare che tale fenomeno appare ancora più incisivo nel sud Italia, dove per ragioni culturali e storiche, ma anche per le condizioni di accesso al mercato del lavoro per le donne, il modello familiare e la rete parentale tengono ancora, pur richiedendo un supporto forte.
Le esperienze che la letteratura ci consegna, così come raccolte e analizzate negli ultimi anni all’interno dei gruppi di auto-mutuo aiuto formati da caregiver, mostrano il doppio volto dell’aiuto a domicilio a pagamento: il volto amichevole che appare quando la cura affidata a mani altre costituisce un vero e proprio supporto e un indispensabile, benefico tassello nell’organizzazione assistenziale di una famiglia; il volto deludente, che si mostra con l’aggravio psicologico e relazionale, addirittura, in certi casi, con la crescita dei fattori di stress per anziano e familiari.
I racconti dei caregiver rivelano il comune denominatore del “fai da te familiare” durante il percorso di ricerca, il momento della scelta della persona cui affidare l’anziano, o dalla quale farsi affiancare nella cura.
Si tratta di un “fai da te” che va dalle caratteristiche “professionali” richieste nella figura dell’assistente familiare, alle modalità di contrattualizzazione, non sempre formale, alle modalità di ricerca e contatto, per tentare una selezione della figura ottimale rispetto alle esigenze.
In questo contesto si inserisce il Progetto ROSA che, rispetto all’obiettivo generale della emersione del sommerso nel lavoro di cura, intende perseguire i seguenti obiettivi specifici:
· definizione di un profilo di competenze che possa essere assunto a riferimento,
· sperimentazione di percorsi formativi di accesso alla certificazione di un predeterminato set di competenze,
· sperimentazione di elenchi di assistenti familiari e di servizi informativi, di orientamento e consulenza a supporto dell’incontro domanda-offerta in un contesto qualificato e integrato con i servizi sociosanitari della rete dei welfare locali:
· sperimentazione di un percorso di collaborazione fra servizi pubblici e privati del collocamento, con il coinvolgimento delle Agenzie di somministrazione, di cui al D.Lgs. n. 276/2003 e s.m.i., attraverso la presa in carico da parte delle stesse della formazione e del collocamento con contratto di somministrazione delle lavoratrici e dei lavoratori in elenco.